[…] Mi giungono non di rado testi poetici, a stampa o dattiloscritti, perché esprima un giudizio a sconosciuti che lo chiedono. Leggo di solito con interesse questi testi: quasi sempre si tratta di poeti lontani dai centri del potere culturale e editoriale, o di esordienti inesperti della diplomazia soft o del rampantismo hard di cui alcuni altri giovani sono diventati maestri riuscendo a penetrare nei circoli culturali e nei media che contano. Talvolta ho segnalato alcuni di questi testi. […]

E’ questo il caso di Andrea Bonaventura, un trentenne, laureato in scienze statistiche, ma musicista e pittore autodidatta, “uomo libero” spesso impegnato in attività politiche o di volontariato non istituzionali. Un “uomo di frontiera”, dunque, i cui versi sono asciutti, fortemente ellittici, a volte visionari, ma sempre ancorati a una realtà, anche affettiva, perfettamente decifrabile, abbordata con un fondo di virile amarezza, e direi, a volte, con un drammatico malumore esistenziale che non esclude però mai una costante volontà di partecipazione e intervento. Mi sembra di essermi imbattuto, stavolta, in una presenza non effimera nell’attuale sconsolato panorama delle lettere italiane.

Luca Canali.

(Roma, maggio 1998)



Scrivere poesie è bello perché da meccanismi mentali e associazioni di idee che in fondo non sono granché originali o che a dirle così sono pure banali escono frasi che insieme stanno bene e magari ti riportano a toccare parti della mente che ti eri scordato che c’erano e ricordi di cose vere o sognate e comunque ti descrivono la vita pure quotidiana perché è dal quotidiano che nascono. Come per fare un volto quando dipingi non c’è bisogno di fare tutto ma bastano magari due occhi e un naso e una bocca messi pure come in un volto vero non starebbero mai, così in una poesia per dire “Oggi è venerdì e sono stanco e un po’ depresso e non avevo voglia di venire qui a lavorare” -che è una frase vera come il volto vero di cui dicevo prima- puoi dire Oggi venerdì senza poesia ho preso due mani di coraggio per alzare un respiro e muovere le gambe. Poi magari pensando alla tristezza ti ricordi che il giorno prima c’era uno con l’aria un po’ da malato di mente che hai incrociato per strada e che passando vicino ad un albero con i rami senza foglie gridava e gemeva come se gli fosse morto qualcuno e allora magari dici I rami cercano spazio nel cielo così nudi nel ricordo che basta un passo per riempire le strade di grida disperate. E allora ritorni a oggi che è venerdì e proprio non ti va di stare in quella stanzetta della Cassazione ad aspettare che torni la collega a cui hai dato il cambio e poi non hai dormito tanto la notte prima perché è un po’ che soffri di insonnia e senza farti una canna magari non ti addormenti fino alle cinque del mattino e quei colleghi sono per te degli sconosciuti e allora guardi dalla finestra e sogni che con delle corde potresti quasi scappare da lì e andare a riposarti, magari a farti una canna ma non è proprio necessario farsi una canna, così per dire che ti vuoi un po’ rilassare e allora dici Oggi venerdì senza poesia ho sonno e voglia di altri tempi e visi conosciuti. Calandomi con corde di fortuna, sogno aria, fumo e vie di fuga. E la poesia è finita e ti basta vedere e recepire le cose che ti parlano da sole per scriverla, che poi quella tutta insieme suona bene:

Oggi venerdì senza poesia

ho preso due mani

di coraggio per alzare

un respiro e muovere le gambe.

I rami cercano spazio

nel cielo così nudi

nel ricordo che basta

un passo per riempire

le strade di grida disperate.

Oggi venerdì senza poesia

ho sonno e voglia di altri tempi

e visi conosciuti. Calandomi

con corde di fortuna, sogno

aria, fumo e vie di fuga.

Che una volta che l’hai spiegata così perde tutto il fascino e il mistero perché la poesia se la spieghi gli metti le briglie e poi ognuno non è più libero di portarsela dove vuole nei pensieri suoi e allora cazzo e tutt’uno che l’hai scritta, però quello che ti domanda “E qui che volevi dire?” tanto lo trovi sempre e a questa domanda ti vengono un po’ i nervi e un po’ lo scoramento perché ti sembra che quello ragiona con le briglie e te le vuole mettere pure alla tua poesia sennò non la riesce a cavalcare e allora no, non ti dico niente, perché se te la spiego è quando mi va a me per meravigliarmi che esistono belle frasi per pensieri normali e quotidiani, frasi che sintetizzano parti di vita che sono le stesse e sono diverse per ognuno ma sono anche le stesse o gli stessi sentimenti per tutti, te la spiego per farti godere senza pretese di questa meraviglia anche a te e non per farti la spiegazione-traduzione perché se te la devo tradurre come richiesta per fartela capire allora lasciamo perdere è come quelli che tu fai un quadro che ti piace e appena lo vedono subito ti chiedono “ma che rappresenta?” e allora lasciamo perdere perché è una domanda che ti puoi permettere se il quadro l’hai visto per almeno una settimana di seguito e un po’ ti ha parlato e ci hai parlato anche senza dirvi chissà che, sennò lasciamo perdere. Quando incontro invece uno che si vive un po’ un mio quadro poi mi va pure di dirgli vedi, lì gli occhi guardano da quella parte e invece sembrano che guardano dall’altra così invece di un profilo ne ho fatti due e uno un po’ mi ricorda quella persona e l’equilibrio per me sta in quel triangoletto che regge tutto il quadro e il giallo lì è il giallo che ho visto in quel posto e così via. Poi magari il quadro glielo regalo pure e mi fa piacere regalarglielo, ma in genere questa gente se ha qualche soldo da spendere il quadro te lo compra perché ti rispetta che sei uno che ha fatto un lavoro che ci ha messo del tempo e della passione e che magari ci soffre che non a tutti gli piace quello che ha fatto o più che non gli piace non hanno nemmeno la curiosità di vederlo.



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